martedì 12 febbraio 2008

Il principio era la fine: riflessione su Isaia 65:17-25 e sulla IV.a Egloga di Virgilio

La visione del Regno di Dio (con l'invocazione del suo avvento) è l'imminenza perenne che anima i Veglianti, garanti del lignaggio noachide della Libera Muratoria. Una eco dell'escatologia fondante del Noachismo massonico si trova nel 2° grado dell'A.R.N., il cui adattamento (dal cosiddetto Rito Swedenborghiano) tra il 1982 e il 1986 costituì, però, solo il prologo all'opera di restaurazione noachide che si è ricollegata, per grazia di Dio e molteplici apporti dall'Oltre, alle Costituzioni del 1738, al ms. Graham e alle cifre noachidi medievali. Vi si cita il seguente passo:

"Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra.
Gioite, sì, esultate in eterno, per quanto io sto per creare (...)
Là non si udranno più voci di pianto, né grida d'angoscia (....)
Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme
e il leone mangerà il foraggio come il bue" (Is. 65: 17-19)

Il divino desiderio - la cui assenza squalifica in modo assoluto il pretendente all'iniziazione muratoria - assume, in Roma, la forma dell'attesa del nuovo Numa rex, il Fanciullo Divino, personalità rigeneratrice e davvero legislatrice della natura (per cogliere la fecondità di questo nucleo archetipico e il suo substrato spirituale, resta importante il volume Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia di C.G. Jung - K. Kerenyi)

"Già ritornano i regni di Saturno (...) e il mondo sarà sciolto dalla paura perpetua .
Egli (il Divino Fanciullo) reggerà l'universo pacificato dalla virtù (...)
E gli armenti non temeranno i grandi leoni (...)
La campagna poco a poco biondeggerà di tenere spighe (...)
e le solide querce stilleranno miele come rugiada (...)
e anche il forte aratore scioglierà i gioghi ai tori (...)
Guarda, tutto gioisce per il secolo che viene (Egl. IV, 4-46)

Il testo di Virgilio è di qualche secolo posteriore a quello di Isaia ma, certamente senza averlo "copiato", esprime la stessa arte trascendentale, evocatrice di tsedakah e shalom. In un caso e nell'altro (anche se in Virgilio ciò appare più evidente) si tratta di un ritorno alla divina origine della Creazione: "ritornano i Regni di Saturno" (cioè la mitica "età dell'oro"), mentre i "nuovi cieli" e la "nuova terra" di cui parla Isaia sono la rinascita del gan eden, il giardino paradisiaco di cui si parla in Genesi.
Vivere nell'imminenza perenne - equivalente temporale di quello che è, sul piano spaziale, il pellegrinaggio alla Sorgente - è una delle istruzioni della Loggia Noachide

Michele Moramarco

domenica 10 febbraio 2008

Il vasaio di Penns Creek

Il periodico statunitense Universalist Herald del dicembre 1996 conteneva un articolo importante per i Maestri Noachidi. Si intitolava Sharing the Power of Creation ("Condividere il potere della creazione")e consisteva in un'intervista a un artigiano vasaio di Penns Creek, Pennsylvania, un uomo che aveva scelto un mestiere antico (e arcano: Guénon ricorda il rapporto tradizionale, potremmo dire etimo-fenomenologico, tra mestiere e mistero).
Il concetto intorno al quale ruotava l'intervista, e che i Maestri Noachidi devono testimoniare, è il seguente: uno degli scopi primari dell'esistenza umana è condividere l'atto creativo del Supremo Patriarca dei Mondi, sia trasformando la materia in forme viventi (artigianato, lavoro industriale ma solo se sottratto all'alienazione, dunque non parcellizzato e/o oppressivo), sia parlando parole viventi (filosofia e poesia, allorché ancorate alla vita divina e non autoreferenziali, come accade di frequente nella modernità), sia ancora generando e accorpando suoni viventi (musica autentica, sorgiva).
Il lavoro creativo e perfettivo (a questa seconda categoria appartengono anche le abilità riparative : sanitarie, assistenziali ecc.), compiuto compiuto con onestà ed empatia, è una strada maestra verso la dimora del Supremo Patriarca dei Mondi

Michele Moramarco

sabato 9 febbraio 2008

Pitagora noachide

Pitagora, con re Numa, è uno dei maestri spirituali della Libera Muratoria. Lo è sia in quanto proto-cultore della filosofia (e assertore delle basi amicali, o fraterne, della stessa), sia perché iniziatore di una via spirituale in cui la geometria - come nella via massonica - diviene codice sacro. Ma Pitagora entra pure nel patrimonio numinoso della Libera Muratoria per il suo culto della giustizia, che ne fa un anello della catena noachide. Egli studiò i moti planetari, udì e ascoltò la musica delle sfere e praticò l'armonia musicale come tecnica di assestamento del "corpo sottile" dei discepoli.
Stabilitosi a Crotone probabilmente nel 532 a.C. (corrispondente nell'antico calendario greco alla 62.a Olimpiade), nei suoi primi discorsi ai giovani - secondo la notizia giamblichea - li incitò a coltivare il pensiero

"Quale assurdità, mentre si considera il pensiero la realtà più importante
e col suo aiuto si giudica tutto il resto, non volere spendere né tempo né
fatica per esercitarlo... L'educazione dello spirito, come gli uomini onesti,
resta fedele fino alla morte, e anche dopo la morte apporta gloria immortale".

Nel celebre discorso al Consiglio dei Mille, l'assemblea rappresentativa della città, Pitagora, che era devoto ad Apollo, deità della Luce, affermò:

"Vi consacrerete, più che a ogni altra cosa, al culto della giustizia...
Colui che non compie il suo dovere sia considerato ingiusto nei confronti dell'intero universo...
Per quanto riguarda la donna compagna della vita, considerate che, mentre gli accordi con gli estranei sono conservati nelle tavolette e nelle colonne, quelli stabiliti con esse sono conservate nei figli. Cercate di farvi amare dai vostri figli non per il vincolo del sangue, ma per azioni di consapevole scelta...
La gente non commetta ingiustizie solo temendo la punizione della legge, ma sia indotta alla giustizia per rispetto alla vostra onestà di vita... e per il rispetto dovuto a se stessi"


Dunque chi viola il dovere, che non coincide necessariamente con le convenzioni sociali vigenti, spesso inique e vessatorie, ma piuttosto costituisce la rappresentazione interna della Legge di Dio, pone un paradigma negativo: il suo comportamento potrà contagiare il cerchio delle persone che gli stanno vicine e danneggiare altri, attivando in tal mondo un'onda d'urto capace, virtualmente, di colpire il pianeta. E' l'equilibrio microcosmico a spezzarsi, e per legge d'analogia il macrocosmo, ancorché sottilmente, come in forma d'eco, ne risentirà, allo stesso modo in cui le perturbazioni cosmiche - ad esempio le tempeste solari o le eclissi - hanno effetti sulla vita mentale degli uomini. Deviare dall'intima Legge equivale a imitare un asteroide impazzito.
Ma la cifra noachide in Pitagora si rileva anche considerando il suo rapporto con il mondo animale. Egli, giungendo in Italia, ammansì l'orsa che terrorizzava le popolazioni della Daunia; durante uno dei suoi discorsi edificanti, un'aquila volò spontaneamente su di lui, che dopo averla accarezzata la lanciò in volo. I Maestri Noachidi sanno che la convocazione dei viventi sulla tebah presume il ritrovamento della parola perduta che consente all'uomo di comunicare con il creato. Pitagora era un portatore di quel linguaggio, alla padronanza del quale aspirano i Maestri Noachidi


Michele Moramarco
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martedì 5 febbraio 2008

Dal levar del Sole al suo tramonto...

Mi mitzrach shemesh ad-mebho'o mehullal Shem Adonai...

Ha-shamayim mesap'rim kebhod-El u ma'asé yadav maggid ha-raki'a /
yom le yom yabbi'a 'omer ve laylah le laylah yehabbhe da'at...

I due passi, tratti dai Salmi e presenti nel rituale del Maestro Noachide, invitano alla preghiera assoluta, ossia alla preghiera collocata nell'Eterno (miniaturizzato nel ciclo quotidiano: "dal levar del Sole al suo tramonto sia lodato il Nome di Dio") e nell'Infinito (simbolizzato dagli spazi cosmici: "I cieli narrano la Gloria di Dio e il firmamento proclama l'opera delle Sue mani"). Proiettare l'anelito orante, che manifesta il bisogno umano di Dio, sui quadri dell'Assoluto, equivale in qualche modo a togliergli il carattere di "carenza" che in esso sussiste, a divinizzarlo. E' proprio sulla base di questo processo che nello Zoroastrismo le preghiere (maathra spenta) divengono vere e proprie entità celesti, circolarmente venerate con le preghiere stesse.
Il secondo verso citato dal Salmo 19 (chiamato talora "il salmo degli astronomi") offre poi una splendida visione della Tradizione: "il giorno ne parla al giorno, la notte ne passa conoscenza alla notte". Non solo l'uomo, dunque, trasmette la visione: è l'ethos glorioso tutto a custodirne i nuclei fondanti e a trasferirli oltre, nel domani di Dio, fino alla fine equivalente al principio.


Michele Moramarco