domenica 20 gennaio 2008

Spiritualità della Legge: spunti noachidi in Mazzini

E' in voga l'idea che si possa vivere senza una Legge Morale. Proliferano, come un cancro nel corpo sociale, forme di individualismo becero, peraltro funzionali al progetto di ridurre l'uomo a un consumatore narcisista, in fondo schiavo, un progetto che le signorie mercantili-finanziarie vanno attuando con esiti eclatanti. L'individualismo è intrinsecamente distruttivo perché tende a dissolvere il collante di ogni compagine sociale: la Legge Morale, appunto, che si manifesta in primis nel compimento del Dovere, non quello convenzionale, formale, ma quello che si genera, che si sprigiona nella coscienza in sinergia con le linee generali dei codici religiosi dell'umanità, quello che coincide con la Virtù. Anche in ambito massonico si è insinuata quella degenerazione, talché si sentono talora degli pseudo-massoni, anche vistosamente orpellati, associarsi al coro di quanti rivendicano, contro quello che chiamano spregiativamente moralismo, il diritto alle più aberranti forme di licenziosità, all'esaltazione mediatica della violenza, dell'adulterio, dell'oscenità etc. Penosa situazione per chi si pretende membro di un lignaggio spirituale che dovrebbe essere dedito al culto della Virtù. Giova allora ricordare le parole di Giuseppe Mazzini, che fu al tempo stesso vicino e critico della Massoneria italiana del suo tempo:

"Voi avete vita; dunque avete una legge di vita. Non v'è vita senza legge.
Qualunque cosa esiste, esiste in un certo modo, secondo certe condizioni,
con una certa legge. Una legge d'aggregazione governa i minerali: una legge
di sviluppo governa le piante: una legge di moto governa gli astri; una legge
governa voi (...) Dio è l'unico Legislatore della razza umana" (Dei doveri dell'uomo, cap.III)


Mazzini individua nella Tradizione e nella Coscienza (nonché nell'Educazione, che in fondo è il link bidirezionale che nutre e perfeziona le due) gli strumenti per comprendere e applicare la Legge divina, e nell'Umanità ideale (che egli pensava potesse edificarsi mediante l'educazione), l'interprete e l'organo della medesima.


Michele Moramarco

mercoledì 16 gennaio 2008

La forma della Loggia Noachide

La Loggia Noachide ha la forma seguente: la base è costituita da un rettangolo (o quadrato oblungo, secondo la lezione tradizionale), simbolico del quaternario materiale; sul lato orientale si apre un triangolo, che rappresenta la prua dell'Arca e la risalita all'Unità divina; nel soffitto è ricavato il cerchio celeste, il luogo dello Spirito.
L'orientamento della Loggia, dunque, è verso l'est, ancorché il periplo marittimo di Noach si sia concluso a Occidente. L'atopismo (che è, in realtà, utopismo) della opzione simbolica segnala la "universalità" dell'Oriente spirituale.

Michele Moramarco

lunedì 14 gennaio 2008

L'arcobaleno, Dio e gli Amesha Spenta

L'ottimo sito http://www.zarathushtra.com/ ospita un saggio sul "Buon Imperio" scritto dal sacerdote-capo della comunità zoroastriana di Chicago, Kersey Antia. Per i Maestri Noachidi esso è di grande interesse, in quanto Antia interpreta l'arcobaleno come simbolo della Divinità stessa, entità unica e nel contempo plurale (secondo quella forma perfezionata del monoteismo che è l'enoteismo). Parlando degli Amesha Spenta (Asha/Verità- Bahman/Buon Pensiero- Armaiti/Dedizione, Shahrevar/Buon Imperio, Khordad/Salute, Amardad/Immortalità), che nella tradizione zoroastriana sono sia entità emanate da Ohrmazd (il Saggio Signore, Dio), quanto personificazioni di Sue qualità, Antia scrive:

"I sette Amesha Spenta sono come i sette colori dell'arcobaleno - possono essere separati, ma sono parte di uno stesso fenomeno. Come i colori dell'arcobaleno, se li fondete essi formano una sola entità - luce bianca - spenta mainyu, che può rappresentare la divina essenza di tutti i sette Amesha Spenta....Per Zarathushtra vedere e realizzare Dio equivale a vederlo e realizzarlo nella Sua bella gloria simile all'arcobaleno, poiché nessun singolo attributo può compiutamente descriverLo".

Sette colori, miriadi di goccioline (come miriadi sono i fravahr, gli incontaminati modelli divini di ogni creatura): nell'arco tra le nubi (come lo chiama il libro della Genesi ) il mistero del'Unità molteplice si riflette e si manifesta. Ogni volta che ne appare uno, il Maestro Noachide si rivolge a Dio cantando i versetti dell'Inno celeste

Michele Moramarco

giovedì 10 gennaio 2008

Sull'alchimia vegetale nella Loggia Noachide

In un precedente messaggio si è fatto riferimento alla preparazione delle essenze vegetali nel lavoro noachide. Essa costituisce tanto una procedura simbolica quanto una tecnica operativa, l'una e l'altra corrispondenti in verticale a lunazioni e stazioni solari. L' opera, scandita dai plenilunii, inizia nell'equinozio di primavera e si compie in quello d'autunno. L'alchimia vegetale, spagirica, radicata nella fitoterapia del Medioriente antico, si innestò nella Libera Muratoria durante il passaggio dall'Arte operativa a quella speculativa (secc. XVI-XVII). Il tramite è quello, duplice, della terapeutica analogica paracelsiana e fluddiana. La distillazione dell'essenza G avviene nell'angolo nord-est della Loggia, quella dell'essenza E lungo la parete ovest, quella dell'essenza Z lungo la parete sud. L'opera è preceduta dai canti dei Veglianti e accompagnata dalle opportune sequenze rituali. Essa svolge e racchiude le valenze terapeutiche dell'Arte Massonica. Mederi: una sola forma verbale sta all'origine di medicina e misura.

Michele Moramarco

mercoledì 9 gennaio 2008

Definizione noachide di Giustizia

La Giustizia (tzedakah) consiste nell'equa ripartizione dei beni spirituali e materiali stabilita da El (la Divinità) dinanzi all'assemblea universale degli Spiriti, all'alba della Creazione, e violata da entità avverse, delle quali sono alleati gli empi. Senza di essa non v'è pace cosmica.
La Giustizia (tzedakah) si fonda sul Dovere, legge intima dell'uomo.
La Giustizia (tzedakah) si manifesta nel Diritto sociale, entro il quale soltanto si configurano e si realizzano quelli individuali.

(dal Raccolto Noachide, a cura di Michele Moramarco)

Donna e Noachismo massonico

Nel lignaggio massonico noachide, secondo la Tradizione perenne, la presenza femminile è contemplata, ma non nei quadri dell'Arte Muratoria, ove rappresenterebbe una grottesca inversione, bensì in quelli dell'Arte della Tessitura che si richiama alla figura biblica di Neemah. Non esiste, allo stato, alcun Ordine Noachide di Libere Tessitrici, ma allorché dovesse costituirsi i suoi lavori rituali potrebbero svolgersi entro la Tebàh, in modo santificato, ossia separato (secondo il duplice significato di kadosh) da qualsivoglia commistione o promiscuità. Tutti i Noachidi si ritrovano, poi, nelle Celebrazioni.

Michele Moramarco

martedì 8 gennaio 2008

Convocazione Noachide, ottobre 2008

Si terrà a Reggio Emilia, in ottobre, la prima Convocazione Noachide, alla quale possono partecipare i Maestri Liberi Muratori disponibili a sottoscrivere le Sette Leggi (compendiate dai Tre Articoli) di Noach, o interessati a conoscerle. Sede e data della Convocazione saranno fissate sulla base del numero e delle necessità temporali dei partecipanti e comunicate prima dell'estate su questo blog. I M.L.M. postulanti possono scrivere al mio indirizzo di e-mail: moramarco.m@libero.it.
La Convocazione si terrà nel periodo della Festa Noachide di Yayin (coincidente con il Mehragan zoroastriano). La preparazione delle essenze inizierà all'Equinozio di Primavera con i canti dei Veglianti

Michele Moramarco

lunedì 7 gennaio 2008

giovedì 3 gennaio 2008

Noach e gli altri (Ziusudra, Utnapishtim, Yima, Manu e Deucalion)

Nel messaggio precedente si è parlato delle valenze universaliste del Noachismo massonico. Non è un caso, allora, che il grado unico di Maestro Noachide - che completa e corona quello di Maestro Libero Muratore nella tradizione massonica noachide - contenga riferimenti alle figure corrispondenti a Noach in alvei cultural-religiosi diversi da quello biblico . La storia degli uomini che sopravvissero al Diluvio è narrata in oltre cinquanta leggende in tutto il mondo. Si tratta senza dubbio del mitologema più diffuso (si ritrova persino tra gli Aztechi e nella Cina antica). Il più antico nucleo narrativo, che si trova in una tavoletta sumera datata intorno al 2600 a.C., ricorda Ziusudra, re di Shuruppak, che avvertito dell'arrivo del diluvio dall'entità celeste patrona delle acque correnti, Enki, costuisce una grande imbarcazione e sopravvive: la salvezza gli è annunciata dall'apparizione del Sole. Successivamente Enlil, il Dio supremo e An (il Cielo) gli conferiscono il soffio immortale e lo trasferiscono sull'Isola di Dilmun, nel Golfo Persico. Nell'epica di Gilgamesh, il poema babilonese databile ai primi secoli del secondo millennio a.C., il re di Shuruppak è chiamato Utnapishtim (all'incirca corrispondente al sumerico Ziusudra: "che ha trovato lung vita"). In questa versione della storia appaiono gli animali da salvare e i volatili (colomba, rondine, corvo) che esplorano l'ambiente esterno alla barca fino a che le acque non si sono ritirate.
Più a Oriente troviamo Yama (o Jamshed), re mitico dell'Iran antico, portatore di sovranità e accrescitore della terra, che secondo il Videvdat, libro dell'Avesta zoroastriano, costruì un var, recinto in cui raccolse il seme di piante e animali, perché il creato resistesse a un terribile inverno (il probabile riferimento è a una glaciazione) annunciatogli da Ohrmazd, il Saggio Signore, anche se causato da Ahriman, lo spirito malefico. In India, il legislatore Manu (ecco il tema della legge che ritorna) è salvato da Matsya, il pesce-avatar di Vishnu (deità conservatrice della vita), il quale, da lui, allevato, gli fa costruire un'arca e lo guida alla "montagna del Nord". Qui, con stringente simbolismo, l'animale coopera in modo decisivo alla vittoria sulle forze della dissoluzione: il messaggio è, come nella vicenda di Noach, l'afflato cosmico della salvezza. Un tema che è incistato anche nel mito di Deucalion, figlio di Prometeo (colui che secondo Eschilo aveva rapito il fuoco per "troppo amore verso i mortali" e aveva simpatizzato con la fanciulla-giovenca Io, come lui sofferente): a salvarsi, oltre a lui, è Megaro, che secondo Pausania, riuscì a raggiungere a nuoto la vetta di un monte, guidato dai gridi delle gru.
La Legge, il Sole, l'immortalità, la coralità della liberazione: sono i temi ricorrenti nel mitologema diluviano. Non sorprende, allora, che il nome Noach sia imparentato alle forme verbali nuach ("aver quiete, riposo") e nacham ("consolare, recare conforto")

Michele Moramarco

Noachismo massonico e B'nei Noach

Negli ultimi decenni si è sviluppato, negli Stati Uniti prima e poi in vari altri paesi, il movimento dei B'nei Noach (Figli di Noach, o Noachidi). Mi è stato chiesto che rapporto esista tra il risveglio noachide in Massoneria e tale movimento. La risposta è che si tratta di una concomitanza significativa, ma non di un rapporto diretto. La formazione dei B'nei Noach appare la risultante di due processi religiosi: 1) la "risalita" alla tradizione ebraica di gruppi e singoli cristiani che, partendo da una onesta rilettura della figura di Gesù come profeta e non "Figlio di Dio", hanno deciso di richiamarsi all'idea talmudica secondo cui i "gentili" (cioè i non ebrei) che seguono le Leggi Noachidi conseguiranno la salvezza nel mondo futuro ('olam ha-ba), senza la necessità di diventare formalmente ebrei; 2) l'orientamento di alcuni circoli "messianici" all'interno dell'Ebraismo (ad esempio, i chassidim Lubavitcher) verso la "raccolta" dei giusti viventi fuori dalla comunità ebraica sotto gli stendardi del Noachismo, nella prospettiva di un imminente avvento del Mashi'ach.
Il Noachismo dei B'nei Noach è dunque talmudico/chassidico e costituisce una forma di Ebraismo allargato; quello dei Liberi Muratori Noachidi è schiettamente universalista. Noach nasce in Mesopotamia, simboleggia - oltre che lo 'ish tzaddik (l"uomo giusto") - il patriarca d'Oriente e Occidente, colui che detiene la chiave della vera Tradizione universale, e tale chiave - conseguita con l'ascolto della voce di Dio e la contemplazione dei Suoi segni - è la Giustizia (tzedakah). Per i Massoni Noachidi, la ierostoria di Noach veicola l'arcano e in essa sussiste una cifra anteriore anche alle leggende sumeriche, le più antiche riguardo il Diluvio, una cifra che si può definire atlantidea. I B'nei Noach sono tenuti ad adorare il Dio d'Israele, i Massoni Noachidi possono benissimo essere di altre religioni (e perfino considerare la religione di Mosé in parte estranea allo spirito noachide), purché con una visione teista (monoteista o enoteista) ed escatologica, ovvero mirante alla trasfigurazione del cosmo, simboleggiata dall'arcobaleno che appare in cielo dopo il Diluvio. Ed ecco, proprio nella prospettiva escatologica i due Noachismi trovano la concomitanza significativa di cui dicevo all'inizio, perché nella Loggia Noachide si invoca la discesa del'Atteso, si indaga a decifrarNe i segni e si lavora a sostenerNe la Causa.

Michele Moramarco

martedì 1 gennaio 2008

La religione di Zarathushtra e il lignaggio massonico noachide

A proposito di esoterismo massonico e religioni, e della necessità, in una prospettiva tradizionale, di fare riferimento a una via religiosa per poter accedere al cuore dell'Arte muratoria, si è detto nel precedente messaggio che il Noachismo costituisce già in sé un "codice sacro" e una radice religiosa universale idonei a fungere da piedistallo al volo esoterico. Ciò non significa, ovviamente, che il Libero Muratore Noachide non possa aderire a quella tradizione particolare che, meglio rispondendo alla sua coscienza e alle sue idee, gli sembri pure svolgere nel modo più articolato e completo lo spirito delle Leggi Noachidi. La libertà di scelta, dunque, si intreccia col sacro vincolo del Patto. Per quanto mi riguarda, dopo aver fatto riferimento per molti anni al Cristianesimo antitrinitario e universalista (Chiesa Unitariana, Chiesa Universalista), sono risalito, spinto da un invincibile impulso, alla religione di Zarathustra, nella quale sono stato iniziato, mediante il navjote, il 18 ottobre 2003. Per il suo afflato cosmico e soprattutto per il senso di rettitudine e giustizia che la anima, la religione zoroastriana parve già alla Massoneria Inglese del '700 un ambito ricettivo alle istanze dell'Arte (simmetricamente, molti zoroastriani iniziati all'Arte ritengono che essa sia un'opera del Saggio Signore, Ohrmazd, entro mondo giudeo-cristiano, per condurlo alla Luce piena). In una lettera (1735) alla G. L. Provinciale di Calcutta, la Gran Loggia di Londra identificava nei discepoli di Zarathushtra i discendenti di Noach in quelle terre, come tali potenzialmente qualificati a ricevere l'iniziazione massonica. E la conclusione non era peregrina, se è vero come è vero, che la religione col più alto numero percentuale di aderenti alla Libera Muratoria (soprattutto tra gli studiosi e i sacerdoti) è quella zoroastriana. Ma colpisce, del documento citato, il raccordo tra Noachismo e Zoroastrismo. Nella geografia massonica, dunque, Noach rappresenta l'asse da cui si dipartono le dispensazioni religiose entro le quali l'Arte si è maggiormente sviluppata; da una parte quella israelita (successivamente, quella cristana e quella islamica), dall'altra quella zoroastriana. L'alleanza primordiale, in Noach, di Iran e Israele dischiude ampi orizzonti alla vita spirituale e civile dell'umanità.

Michele Moramarco